Dalla fondazione del loro
studio nel 1979, Elizabeth Diller e Ricardo Scofidio hanno incentrato il loro lavoro basandolo su una
stretta integrazione tra architettura, progettazione urbana,paesaggio, media
arte e spettacolo realizzando molti
progetti, che includono performance, installazioni d'arte e libri, oltre a
edifici e spazi pubblici .
Al centro di questo lavoro
emerge la capacità e la volontà di mettere in discussione le certezze e i
principi che da tempo conformano la nozione di architettura, cercando di ampliarla,
di espanderla fino a trasformare la
natura e la nozione stessa di spazio e di percezione all’interno della cultura
contemporanea: producono edifici che
sorprendono, realizzati con materiali nuovi che contaminano l’architettura fino
a trasformarla.
Cambia totalmente il
rapporto tra edificio e paesaggio, tra costruito e ambiente, tra uomo e
architettura, e proprio i loro progetti
diventano “ strumenti meccanismi “ che riescono ad attuare un interazione
totale tra questi elementi.
“ L’idea stessa di edificio come entità statica, chiusa, autonoma, non
reattiva è eliminata ……. L’edificio
diventa un elemento di mediazione ….” E ancora “ l’edificio si pone come elemento di trasformazione come mediatore tra
situazione, desideri, condizioni”. (A.Saggio)
Opera chiave per
comprendere il loro apporto alla teoria architettonica contemporanea è
sicuramente “Blur”, padiglione
multimediale per EXPO Svizzera 2002 alla base del Lago di Neuchâtel a Yverdon -
les - Bains , in Svizzera .
Attraversiamo una parte del lago e camminando lungo il
ponte suoni e immagini della nostra mente vengono sospesi
,la nostra attenzione è rivolta al raggiungimento della nuvola di nebbia , il padiglione,
appunto, che è fatto di acqua, filtrata dal lago che viene trasformata in nebbia
sottile tramite 13.000 ugelli, che nebulizzandola ,creano una nube artificiale,300
piedi di larghezza per 200 piedi di profondità e 65 piedi di altezza, dentro
cui camminiamo, dentro un vuoto bianco,
con un solo rumore di sottofondo , il “rumore bianco " del pulsare degli
ugelli.
Una stazione meteorologica integrata controlla l'uscita della nebbia in risposta alle mutevoli condizioni
climatiche come temperatura, umidità , direzione del vento e velocità del vento.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpGWg0bNw6A6s5sciJUd2KfQYDndg5OM-9SJLFit1vhDZUwqAbtUyms-OPm_9zvwEau3Nti_95DMMMd7piJdGBNVTY8zK2J7ifXqk4oosObfy5Oj_aIzda-cL1rTGfmNtk8yEG_ZY1jAM/s200/010_diller_scofidio_renfro_blur_building_theredlist.jpg)
Prima di entrare nella
nuvola , ogni visitatore risponde a un questionario e riceve un "
braincoat " (impermeabile ) . Il mantello è usato come protezione
dall'ambiente umido e diventa una nuova pelle dello spettatore, una pelle in
grado di memorizzazione i dati della personalità, le reazioni, le “emozioni” per
comunicarli alla rete di computer.
Utilizzando il monitoraggio e la posizione
rilevata dalle tecnologie , ogni visitatore viene identificato e con lui ogni
profilo è riconosciuto e distinto rispetto a qualsiasi altro visitatore.
In questa confezione di vetro , in questo vuoto-occupato, circondato da vetro su sei lati , i visitatori sperimentano un " senso di sospensione fisica solo accresciuta da una apertura occasionale nella nebbia ".
In questa confezione di vetro , in questo vuoto-occupato, circondato da vetro su sei lati , i visitatori sperimentano un " senso di sospensione fisica solo accresciuta da una apertura occasionale nella nebbia ".
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvh4PvGJYlgAhdh2l8y-EeWzPK0dFrRroci85JoAbYeuKWs4NtPQaEhEata6PedK-CwVa95FL1iZBp9yf6c79EIRCz4K-tSsZCUuNEjICo4xCtAglBPuG3ZKMAPeXbR4MT13bByIdzUDk/s200/004_diller_scofidio_renfro_blur_building_theredlist.jpg)
Passano uno dopo l’altro e
i loro cappotti cambiano colore in base al
grado di attrazione o repulsione , è involontario: rosso per affinità , verde
per antipatia , consentendo l'interazione tra 400 visitatori in uno stesso momento .
I visitatori possono alla
fine salire su un altro livello fino al bar.
“Senza l'attesa della costruzione, l' immaginato e non costruito o il
non-costruibile , avrebbe poca risonanza." “C.Diller”
La salita finale assomiglia alla sensazione
del volo, quasi come attraversare uno strato strato di nubi e ritrovarsi di fronte al cielo aperto, per
guardare il lago.
Nuove modalità percettive:
l’architettura-arte, comunica attraverso sensazioni, colore, ma anche
temperatura e odori, è una comunicazione totale, che disorienta e però riesce
anche a trasmettere e quindi a in-formare l’individuo, trasportandolo verso
paesaggi sconosciuti, ibridi, nuovi modi di guardare.
Esaminiamo anche un altro
progetto, interessante e mai costruito però, precedente al padiglione, la “
Slow House”. Incaricati di costruire una
casa per vacanze nella parte orientale di Long Island, N. Y.,sul lungomare, quello che gli architetti propongono è una
casa che diventa un dispositivo abitabile, per una vista privilegiata sul mare,
in termini più semplici gli architetti la definiscono un “PASSAGGIO” da una porta a una finestra.
La casa non ha facciata, solo
un portale alto e stretto con una porta anteriore girevole entrando e si
possono scegliere due percorsi, separati da un divisorio: un corridoio curvo
che conduce lungo le camere da letto a livello del suolo, l’altro sale
gradualmente verso una zona soggiorno alta di fronte al mare, di fronte a una
parete vetrata. Qui l’azione della vista dell’acqua è stata arricchita attraverso
strumenti elettronici: una telecamera installata su un braccio inclinato in
alto e lontano dalla casa può registrare la vista e i suoni , che poi possono
essere simultanee o trasmesse differite, mostrando una vista estiva di inverno
o una tempesta in giornate limpide.
Altri i dispositivi visivi
dell’abitazione, le finestre che inquadrano un dettaglio di paesaggio, o il parabrezza dell’auto sull’esterno, una
molteplicità di esperienze visive, ma è anche nella conformazione stessa della
casa che si trovano molti rimandi: collegamenti con le opere di Richard Serra, similitudini con architetture
famose come casa Malaparte, o la Endless house, con l’assenza degli elementi canonici dell’architettura
che si minimizza fino a far rimanere solo due pareti, solo un guscio variabile,
che ci accompagna durante il passaggio, durante l’attesa della vista del
paesaggio.
Anche nella High Line, troviamo
come principio guida quello dell’integrazione totale tra natura e artificio,
lungo il percorso verde e parti pavimentate non si distinguono mai nettamente (
il confine del pavimento è frastagliato, non finito), e nelle immagini non si
capisce se è la vegetazione che sta per occupare le parti di pavimento o il
contrario, e attraverso la città si insinua questa linea verde, sembra anche
questo un paesaggio sospeso in attesa che succeda qualcosa, quasi un'altra realtà,
estraniante.
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