Nato ad Aquisgrana nel 1886, a vent’anni si trasferisce a
Berlino dove trascorre gli anni della formazione. Negli ambienti che frequenta in quegli anni era impossibile
per Mies sottrarsi alle influenze della cultura espressionista, anche se nelle
sue prime biografie, che lui controlla attentamente, ci tiene a sottolineare la
sua lontananza da qualsiasi passione espressionista, le sue prime opere ne
dimostrano evidentemente la vicinanza. All'espressionismo si avvicina affascinato dalle strutture dei cristalli e dalle
opportunità che offre uno dei nuovi materiali dell’architettura: il vetro.
Luce e ombra, profondità e smaterializzazione, in questo
tutta la forza di una delle sue prime architetture: il grattacielo sulla
Friedrifhstrabe a Berlino (1921). L’edificio è a pianta triangolare, vicino
alle forme dei cristalli di Bruno Taut, e
il suo carattere è tutto basato sull’importanza costruttiva attribuita a luci e
riflessi, e alla tenebrosa e inquietante scenografia che riflette la città che
lo circonda.
grattacielo-friedrichstrabe-berlino |
L’interesse verso il problema della percezione e l’espressività dei nuovi
materiali non verrà mai abbandonato da Mies, ma l’atteggiamento inquieto
cambierà e verrà totalmente rovesciato: da oggi in poi Mies cercherà un nuovo
ordine, e più avanti nel 1938 dichiarerà questo intento durante un’ incontro
all’Insitute of Technology : “ Porremo l’attenzione su un principio
organico di ordine come mezzo per conseguire la più perfetta relazione tra
le parti e il tutto….La lunga strada del materiale, attraverso la funzione,
fino all’opera creativa ha un unico scopo creare l’ordine traendolo dal caos
disperato del nostro tempo.”
Mies fa un salto rispetto alle proposte dei suoi
contemporanei, cerca di allontanare la produzione architettonica dall’espressione
personale per spostare la sua ricerca sulla definizione di quegli elementi che
possano costituire il linguaggio della moderna architettura, per la creazione di
una nuova concezione di spazio e di un diverso rapporto con lo spazio esterno, un architettura
che diventi il manifesto rappresentativo della propria epoca, non legata alla
soggettività del singolo individuo.
Gli elementi per
costruire il suo linguaggio li trova nella realtà che lo circonda e sono i
prodotti del nuovo progresso tecnologico, i nuovi materiali come il vetro e l’acciaio,
attraverso cui costruirà, citando Colin Rowe “una
radicale revisione della capacità di concepire lo spazio”.
Citando ancora
Rowe “Come tutti gli altri sistemi spaziali, quello
International Style è il risultato di una rivalutazione delle funzioni
attribuite alla colonna, al muro e al tetto….”, e nello spazio di Mies questi elementi ,
liberi dai precedenti condizionamenti , sono collocati e posti in modo che
siano in grado di formare tra di loro
nuove relazioni.
casa in mattoni, 1931 |
casa-tugendhat, Brno 1928-30 |
La pianta libera di Mies e L. C. di fatto libera lo spazio dalla presenza di una struttura rigida e quindi lo libera anche da un involucro, in questo modo nei progetti di Mies, lo spazio non ha piu’ confini è uno spazio fluido, dinamico che scorre tra gli elementi e distrugge anche la barriera tra interno ed esterno.
L’equilibrio e l’ordine non sono piu’ dati dalla simmetria,
l’ordine diventa un equilibrio asimmetrico, e lo spazio vuoto diventa il
materiale della progettazione.
Il concetto tradizionale di facciata, intesa come bucatura
di un muro esterno, scompare e lascia il
posto al courtain wall ,che diventa un filtro, un diaframma trasparente attraverso
cui contemplare il paesaggio.
In uno scritto del 1920, intitolato Proun, Lisitskij dichiarava: “ Se il futurismo ha portato lo spettatore
all’interno della tela, noi lo abbiamo portato attraverso la tela , nello
spazio effettivo, ponendolo al centro della nuova costruzione nell’estensione dello
spazio. Oggi, stando nello spazio su queste impalcature, dobbiamo cominciare a
caratterizzarlo. Il vuoto, il caos, l'irrazionale divengono spazio, cioè
ordine, determinatezza, natura, se introduciamo in esso i segni caratterizzanti
di un certo tipo e in proporzione determinata in e tra loro.”
Una delle opere del periodo americano di Mies ,la casa
Farnsworth a Plano, nell'Illinois, puo’ leggersi come la trasposizione in architettura
di questa nuova percezione di spazio: è un’involucro di cristallo trasparente in
cui la struttura, in acciaio verniciato di bianco, costruisce un ritmo che
rende percepibile lo spazio del
paesaggio naturale in cui si inserisce.
casa Farnsworth, Illinois |
Questa "gabbia di osservazione", come la definisce
R.Bocchi, calata entro il bosco, montata
su una piattaforma artificiale, staccata dal terreno (+ 1,65 metri da terra) è una costruzione intesa a catturare un ordine
astratto del paesaggio,"un'impalcatura" , vista da qui la natura, e
quindi il mondo che ci circonda, assume un aspetto comprensibile e ordinato.
Analoga riflessione si può fare su altri edifici, come i
prismi di cristallo delle torri di Lake Shore Drive a Chicago nei confronti del
paesaggio metropolitano e di quello lacustre che le circondano, o per il Seagram Building a New York o per la casa Fifty-by-fifty: un
prisma vitreo a base quadrata (50x50 metri), coperto da una lastra piana
formata da una griglia di cassettoni d'acciaio sorretta da quattro soli
pilastri, pure d'acciaio, posti al centro di ciascun lato. La trasparenza
raggiunta è così pressoché totale.
Queste architetture diventano strumenti per osservare il
paesaggio, luoghi interni da cui l’uomo
si può appropriare della natura, percepirla non solo guardarla.
"La casa
Farnsworth - diceva Mies in un'intervista concessa nel 1959 - credo non sia mai stata veramente capita. Io
personalmente sono stato in quella casa dalla mattina alla sera. Fino a quel
momento non avevo saputo quanto la Natura possa essere piena di colori. Si deve
avere l'attenzione di usare toni neutri negli spazi d'interno, proprio perché
all'esterno si trova ogni sorta di colore. Questi colori cambiano continuamente
e completamente e vorrei dire che questo è semplicemente glorioso".