lunedì 8 febbraio 2016

ALISON E PETER SMITHSON: ARCHITETTURA PER LA SOCIETA’, PER L’UOMO

Dalle esperienze brutaliste del  primo dopoguerra  Alison e Peter affrontano il dibattito contemporaneo e si inseriscono all’interno delle nuove riflessioni sulla città e sull’architettura, diventando  voci importanti all’interno  del Team X. Questo gruppo di architetti si forma per una comune reazione e una sensazione di inadeguatezza  che i suoi componenti provano nei confronti del pensiero del movimento moderno, e aspirando ad un nuovo inizio.



 Insieme ai loro compagni, Alison e Peter  contrapporranno  alla  visione totalizzante e alle certezza dei maestri del movimento moderno, un metodo diverso basato su un approccio ai problemi sperimentale ed empirico, che li porterà non a formulare una soluzione, ma soluzioni diverse per problemi diversi e soprattutto ad interrogarsi sul significato etico e sociale dell’architettura,  dando per scontato i concetti igienico-funzionali  ormai acquisiti con le ricerche del movimento razionalista.
 “ L’architettura non offre semplicemente “lo sfondo” per le relazioni esistenti ma le può creare. E’ una forza attiva della vita stessa. Non è più sufficiente fare degli edifici, dobbiamo crearli in modo tale che diano significato allo spazio attorno ad essi nel contesto dell’intera comunità.” ( Smitshon 1982).                   
In questo senso il Team X è un utopia, ma un utopia che riguarda il presente, perché il loro intento non è teorizzare ma costruire, e con loro,  il significato della parola “costruire” acquista un significato più alto perché diventa azione che dà significato allo spazio e quindi offre un servizio all’intera comunità, e gli architetti in quanto attori principali hanno una responsabilità verso l’individuo e la collettività.
Non si affidano a piani astratti ma all’osservazione dei “fatti umani” e delle situazioni presenti al momento del progetto.

Peter e Alison lavorano sulla macrostruttura, realizzano negli anni 60 i Robin Hood Gardens (1968-1972),e anche sulle infrastrutture con l’invenzione delle strade sopraelevate.
Nel complesso  londinese, i due architetti sperimentano e progettano con lo scopo di realizzare un architettura sociale: composto da 213 appartamenti organizzati in due blocchi, che si dispongono sui lati lunghi  attorno ad uno  spazio verde centrale topograficamente-trasformato.
 Interessante qui , come anche nella precedente a Scuola di Hunstanton  del 1949, oltre al modo in cui vengono utilizzo i materiali,  all’esternazione totale della struttura che diventa essa stessa definizione architettonica dell’impianto compositivo delle facciate, alla prefabbricazione,  è  soprattutto il tipo di impianto che utilizzano e l’inserimento del  spazio aperto e dell’elemento ludico all’interno dei loro progetti, memori della lezione del paesaggismo inglese : nella scuola tutte le parti funzionali ruotano attorno alle tre corti centrali al di fuori la recinzione è pensata come un fosso ( il famoso ha-ha) , e nel Robin Hood Garden lo spazio centrale modellato, è un grande parco, una collina, un grande gioco per i bambini, un piccolo paesaggio.





















Gli smitshon, insieme ai protagonisti del Team X, porteranno avanti un interessante studio su tipologie edilizie abitative, e modalità aggregative di cui punto fondamentale diventa l’osservazione e l’analisi  delletipologie tradizionali esistenti sul territorio, le loro variazioni e diversità  in base alla localizzazione,  un analisi scientifica che non prenderà in considerazione solo elementi funzionali  e costruttivi, ma anche elementi della vita ordinaria, e cercheranno di legare lo studio anche a modelli abitativi storici, questa indagine li porterà al disegno di 5 differenti piante per 5 differenti case:  isolate, hamlet, village, town and city.



Le aggregazioni dei tipi base, che sperimenteranno, avranno sempre un legame con il contesto, e cominceranno ad introdurre il concetto di tessuto, variazione, dialettica, ma anche proposte di citta’ e abitati che si dispongono nel paesaggio assecondandone l’orografia , in schemi ad albero e con strutture aperte alla  variazione.








Parallelamente e sempre con rigore scientifico Alison e Peter lavoreranno sullo spazio interno dell’abitazione, casa del Futuro : non c’è più la divisione tradizionale tra pareti, soffitto e pavimento, e anche gli arredi entrano in gioco, integrandosi all’interno delle strutture e delle partizioni dell’abitazione, vengono infatti tenuti sottocontrollo per mantenere e rafforzare spazio come elemento essenziale dell'abitazione






Il  patio centrale domina tutta la casa, e gli ambienti superano la tradizionale divisione tra zona giorno, zona notte, cucina  tutto confluisce in tutto, uno spazio continuo, fatto di continue aperture prospettiche e percettive, di scorci sempre diversi, completamente dinamico, uno spazio costruito intorno all'uomo.

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