Parole chiave: rottura del continuum, montaggio, frammento, ri-composizione, complessita’.
"C'è un quadro di
Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto
di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati,
al bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo
aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi,
egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le
rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e
ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata
nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta
lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo
delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è
questa tempesta. "
Per Benjamin ogni
rappresentazione del tempo-storia secondo una visione lineare è falsa: è falso,
che la storia sia un processo continuo e uniforme nel tempo e che tale processo sia accrescitivo e
progressivo. Al nuovo si deve essere
spinti, invece, dalla visione del passato, fatto di " rovine su rovine " di frammenti da ri-comporre, che esercitano in chi,(come l' Angelus Novus raffigurato in un acquerello di Paul
Klee molto amato da Benjamin), sa voltarsi a guardarlo una spinta irresistibile
verso un futuro diverso.
Il suo rapporto con la storia è un rapporto dialettico, in cui emerge il
concetto di rottura, ma anche quello di montaggio e ri-composizione, lo sguardo
deve essere attento, ma non ossequioso, deve essere uno sguardo nuovo, che
permetta di riflettere senza sottostare a gerarchie già configurate, e che consenta attraverso associazioni nuove
tra passato e presente la costruzione di un nuovo futuro.
Smarrita
l’originaria unità, la nostra cultura contemporanea si ritrova oggi immersa in una attualità fatta di frammenti ,dallo
spazio della città, all’avvento dei
nuovi mezzi di comunicazione e rappresentazione , abbiamo di fronte una realtà
complessa che richiede la formulazione di nuovi metodi e atteggiamenti e anche forse una reinvenzione
di principi e valori, che però non rimangano immutabili e fissi, ma sappiano
trasformarsi e rigenerarsi.
Di
particolare interesse sono i tipi di testo che Benjamin usa per l’espressione
della sua teoria, i suoi saggi e i suoi scritti
sono lontani da qualsiasi tentativo di un' opera sistematica, mantengono
invece una caratteristica di “frammentarietà”:
le sue opere sono un “montaggio” di idee, citazioni, che nel modo in cui si compongono o si accostano fanno
emergere nuovi significati.
Il metodo ricorda quello delle avanguardie, non
solo quello del montaggio cinematografico, ma anche pratiche come cadavre exquis, o l’assemblage, come
afferma Argan (in G. C. Argan, L’arte moderna 1770/1970):
“Ciò che
determina il valore estetico, dunque, non è più un procedimento tecnico, un lavoro,
ma un puro atto mentale, una diversa attitudine nei confronti della realtà.”
In questo diverso atteggiamento nei confronti
della realtà e della storia, si colloca a mio avviso molta parte della produzione architettonica contemporanea, che cerca un
confronto diverso tra nuovo ed esistente, e quindi con la storia.
Prendo ad esempio , la mostra “Innesti. Il nuovo come metamorfosi, curata da
Cino Zucchi per il Padiglione Italia alla 14° Biennale di Architettura (Venezia
21014), in cui è stato affrontato il tema dell’architettura moderna e
contemporanea nel confronto con l’esistente, mettendo insieme una serie di
progetti sia recenti sia passati, in
maniera non lineare ma discontinua, avvicinando singoli episodi ed eventi
progettuali, anche lontani nel tempo,che rimangono legati da relazioni
inaspettate.
“L’architettura italiana dalla prima guerra
mondiale a oggi mostra una ‘modernità anomala’, rappresentata dalla
grande capacità di interpretare e incorporare gli stati precedenti attraverso
metamorfosi continue. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto
all’esistente, ma piuttosto ‘innesti’ capaci di trasfigurare le condizioni del
contesto in una nuova configurazione…”
Riporto a conclusione un frammento di E.
Miralles.
1-il primo equivoco è che si possa parlare di nuovo e
vecchio.
La forma costruita ha una relazione complessa con il tempo.
Forse abbiamo sperimentato nella nostra casa di Mercaders
la sensazione di abitare -una altra volta- gli stessi luoghi,come se vivere un
luogo non fosse altro che muoversi tra iltempo ed il luogo. Ciò che è arrivato
sino a noi è utile, attuale,contemporaneo.
E permette di tornare indietro nel tempo per poi andare
oltre.
2. Altro equivoco è vedere la demolizione come la sola
possibilità di soluzione.Al contrario.
Usare e riusare. E’ come pensare e ripensare. E l’architettura
non è altro che un modo di riflettere sulla realtà.…..”
Bibliografia
G. C. Argan, L’arte moderna 1770/1970
Sansoni editore, Firenze, 1970
C. Zucchi, Innesti/grafting,Catalogo 14. Mostra Internazionale di
Architettura, Marsilio editore,
Venezia
2015
El Croquis n°100-101
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